Collocazione e denominazione delle Tavole del Polittico Serrano

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TAVOLA nƒ 1 (43 cm x 74 cm).
Santa Caterina d’Alessandria, i cui attributi principali sono la regalità e la saggezza rappresentate nelle immagini rispettivamente dalla corona e dal libro. Dotta e coltissima sfuggi’ miracolosamente al supplizio della ruota dentata per un prodigioso guasto del terribile strumento di tortura, ma fu poi uccisa mediante decapitazione. Tra i motivi iconografici con cui la Santa viene rappresentata piu’ comunamente ci sono, oltre al libro ed alla corona, anche la ruota e la spada, simboli del suo martirio. Protettrice di tutti gli artigiani che usano le ruote per il loro lavoro come mugnai e carrai, la Vergine alessandrina èdipinta altresi’ nell’episodio dello Sposalizio Mistico con Gesu’.

TAVOLA nƒ 2 (43 cm x 74 cm).

San Michele Arcangelo, in vittoriosa lotta col demonio cui serra il collo nella mano sinistra, qui rappresentato mediante un’icografia affatto occidentale, comparsa per la prima volta in epoca carolingia ed ottoniana. Questo Santo èstato effigiato anche in atto di trafiggere il drago con una lancia o una spada fiammeggiante, cosi’ come appare nello Stendardo processionale di Lorenzo (Baltimora, Wlaters Art Gallery) o, come nel caso di un dipinto di Piero della Francesca (Londra, National Gallery), mentre regge in mano la testa tagliata del maligno.

TAVOLA nƒ 3 (62 cm x 74 cm).

Cristo morto sul sepolcro ed angeli che ne sorreggono il corpo

TAVOLA nƒ 4 (43 cm x 74 cm).

San giovanni Battista, solitamente vestito di una pelle caprina fissata alla spalla da una fibbia, indossa un ampio mantello, unica variante dell’icografia tradizionale, per il resto qui adottata integralmente, cosi’ come appare dalla croce astile e dal cartiglio che essa sostiene con la scitta ECCE AGNUS DEI…

TAVOLA nƒ 5 (43 cm x 74 cm).

San Bonaventura da Bagnoregio, uno dei massimi esponenti del francescanesimo, autore della legenda Maior (vita di San Francesco) e del Lignum Vitae (meditazioni sulla vita di Gesu’ Cristo), èqui rappresentato con i piu’ noti attributi iconografici: il saio color cinerino, col cordone alla cintola, ed il libro aperto sulla mano destra. Effigiato anche in abiti vescovili e cardinalizi, con pastorale e piviale, San Bonaventura, che umilmente sembra abbia rifiutato la porpora offertagli da Gregorio X, fu annoverato fra i Dottori della Chiesa Latina e le immagini piu’ antiche del Santo hanno posto in rilievo quest’ultima posizione culturale del fedele figlio di San Francesco.

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TAVOLA n. 6 (46 cm x 107 cm).
San Giacomo Apostolo detto il Maggiore, che secondo una leggenda diffusa da Isidoro di Siviglia avrebbe evangelizzato la Spagna, dove e’ tuttora venerato col nome di San Jago. In una citta’ spagnola dell’inequivocabile agionimo (Santiago de Compostela) c’e’ una splendida cattedrale (sec. XI – XII) ove si trova la sua tomba. Con l’affermarsi in Occidente della tradizione cui si deve la figura del Santo evangelizzatore, le rappresentazioni di San Giacomo in veste di pellegrino si sostituirono a quelle dell’apostolo, cosicche’ nella sua iconografia apparvero, oltre al bastone, anche la bisaccia ed il cappello ornato di piccole conchiglie. In questa tavola, San Giacomo appare raffigurato nel modo consueto, col cappello legato sulle spalle e con un libro in mano, forse il Vangelo che egli si accinge a diffondere fra le popolazioni della Penisola Iberica.

TAVOLA n. 7 (46 cm x 107 cm).

San Pietro Apostolo e Martire. Gli episodi del fondatore e principe della Chiesa di Cristo hanno ispirato una grande produzione di elementi iconografici, tra cui il principale e’ rappresentato dalle chiavi, simbolo del potere conferitogli da Gesu’. Nella serie, pero’, sono frequenti anche altre raffigurazioni comprendenti la barca, per ricordare il suo antico mestiere di pescatore, le catene della prigionia, la croce con cui fu martirizzato ed il gallo rievocante il suo triplice rifiuto di riconoscere il Divino Maestro. Nella pittura pisano-senese ed in quella veneta l’Apostolo e’ rappresentato con l’attributo iconografico del libro, oltre a quello delle chiavi, e, come in questa tavola, col piviale piu’ o meno riccamente ornato, con o senza barba, mentre rivolge lo sguardo fiduciosamente al cielo.

TAVOLA n. 8 (62 cm x 116 cm).

Madonna in trono col Bambino; ai lati due Serafini musici che suonano il liuto ed il tamburello basco.

TAVOLA n. 9 (46 cm x 107 cm).

San Francesco d’Assisi, qui rappresentato in atteggiamento orante e devotamente inchinato verso la Madonna della tavola a fianco. L’iconografia del Poverello assisiate, che ebbe ampia diffusione subito dopo la sua morte, non ha mai sostanzialmente subito variazioni: la caratteristica fondamentale costante e’ il saio grigio (ma anche nero e marrone) stretto alla vita da un bianco cordone con tre nodi rappresentanti i tre voti religiosi (obbedienza, poverta’ e castita’). Gli altri attributi iconografici sono le stimmate, un libro in mano e la croce. Le piu’ famose raffigurazioni del Santo sono quelle di Assisi in cui Giotto, pochi anni dopo la morte di Francesco, ne seppe interpretare il carattere di dolcezza, di mansuetudine e di letizia che distinguevano il “Poverello” da tutti gli altri penitenti suoi contemporanei.

TAVOLA n. 10 (46 cm x 107 cm).

San Sebastiano, originario di Narbona, tribuno delle guardie pretoriane, soldato e martire per amore di Cristo, subi’ il supplizio a colpi di freccia durante le persecuzioni dioclezianee (304). La molteplicita’ delle immagini in cui il Santo e’ ritratto si deve al terrore che in antico si aveva della peste contro la quale egli veniva invocato come protettore insieme con San Rocco. La figura del Martire in aspetto giovanile caratterizza le rappresentazioni piu’ tarde ed appare con l’attributo principale, la freccia, simbolo del suo martirio, in numerosissime tele dei secoli XV e XVI, specialmente come elemento di polittico e pala d’altare. La proliferazione di queste immagini fu particolarmente incrementata durante il Rinascimento, quando gli artisti, scultori e pittori, non si lasciarono sfuggire l’occasione di rappresentare il Martire come un bellissimo giovane che, ignudo e legato ad una colonna, viene trafitto da innumerevoli dardi. Un’altra tradizione pittorica, seguita dal Crivelli, da Gerolamo di Giovanni, dal Boccati e dal Folchetti, presenta San Sebastiano completamente vestito spesso con abiti da cavaliere o da personaggio dei poemi cavallereschi.

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